Hai mai comprato una bottiglia di olio extravergine di oliva, magari in offerta, pensando di aver fatto un buon affare… e poi, una volta aperto, hai scoperto che ha un sapore insipido, amaro o addirittura sgradevole? A me è successo. E non è stato solo fastidioso: mi sono sentito un po’ fregato.
Perché, diciamolo chiaramente: l’olio d’oliva non è un condimento qualsiasi, è parte integrante della nostra cultura, della nostra cucina quotidiana. E sapere che alcune bottiglie che trovi al supermercato, anche con etichette rassicuranti o denominazioni “tradizionali”, non sono quello che promettono… mi fa arrabbiare.
Sempre più test, analisi di laboratorio e indagini dimostrano che non tutto l’olio venduto come extravergine lo è davvero. In alcuni casi si tratta di oli raffinati, ossidati o miscelati con prodotti di scarsa qualità. E questo, oltre a rovinare il gusto, riduce drasticamente i benefici per la salute.
Quando l’etichetta mente: perché non tutti gli oli extra vergini sono ciò che dicono di essere
Partiamo da un dato di fatto: la denominazione “olio extra vergine” dovrebbe garantire la qualità, ma purtroppo non è sempre così. Secondo diverse analisi condotte da riviste indipendenti e associazioni di consumatori, alcune marche abusano della denominazione “olio extravergine” anche se vendono oli che non soddisfano i requisiti di legge.
Questo accade spesso con prodotti molto economici, quelli che si trovano in offerta a pochi euro al litro. Naturalmente non è una regola assoluta, ma un prezzo troppo basso è spesso un campanello d’allarme. Il vero olio extravergine si ottiene solo dalla spremitura a freddo di olive sane, senza l’uso di solventi. Se costa meno di una bottiglia da sei litri di acqua minerale, c’è motivo di essere scettici.
Io stesso, qualche tempo fa, ho acquistato un olio in offerta pensando: “Lo uso solo per cucinare, quindi non può essere così male”. Ma già dall’odore, praticamente assente, ho capito che qualcosa non andava. In padella sfrigolava come olio di semi. E il sapore? Più che extra vergine, sembrava extra deludente.
Marchi da evitare secondo i test di qualità
Nel corso degli anni, diversi test indipendenti, come quelli condotti dalle riviste Il Salvagente e Altroconsumo, hanno messo sotto la lente d’ingrandimento le principali marche di olio d’oliva vendute nei supermercati italiani. Alcune marche hanno ottenuto ottimi voti, ma altre sono state bocciate a causa dell’ossidazione, dell’acidità troppo elevata o di difetti sensoriali.
Innanzitutto è importante sapere che un olio può essere declassato da “extravergine” a “vergine” se, all’analisi organolettica, presenta evidenti carenze. In molti casi questi difetti non si notano immediatamente se non si ha un palato esperto, ma il corpo se ne accorge: si perdono i benefici antiossidanti, il contenuto di polifenoli è minimo e il sapore non è niente di eccezionale.
Per rispetto dei marchi e per rimanere nei limiti della legalità, non citerò qui la “lista nera” completa, ma vi invito a consultare i test aggiornati disponibili online, poiché ogni anno vengono pubblicati nuovi rapporti. In generale, prestate attenzione a:
- Le marche economiche che vendono olio extravergine a meno di 4 € al litro.
- Gli oli con informazioni vaghe sull’origine delle olive (ad esempio “UE/non UE”).
- I prodotti che sono stati segnalati in precedenza nei test, se non ci sono prove di miglioramento.
Come riconoscere un buon olio extravergine senza essere esperti
Fortunatamente esistono alcuni piccoli accorgimenti che puoi adottare anche se non sei un degustatore professionista. L’etichetta è fondamentale: cerca olio 100% italiano, con indicazione geografica chiara (IGP o DOP sono sempre buoni segni) e data di raccolta, non solo la data di scadenza.
Quando aprite la bottiglia, fate attenzione all’odore: un buon olio profuma di erba appena tagliata, carciofo e pomodoro verde. Non deve essere piatto o avere un odore di marcio o metallico. Anche il sapore deve essere leggermente piccante e amaro, questi sono segni positivi.
Ho iniziato a fare un test molto semplice: verso un cucchiaino di olio su un pezzo di pane. Se il sapore mi convince, lo uso anche per cucinare. In caso contrario, lo metto da parte per ungere gli utensili da barbecue.
Conclusione: difendere il buon olio è una scelta di salute (e di cultura)
L’olio extravergine è uno di quei prodotti che non dovrebbero mai essere scelti esclusivamente in base al prezzo. Vale la pena investire qualche euro in più per avere un olio davvero sano, gustoso e garantito. A lungo andare si nota la differenza, sia nel piatto che nel benessere.
Siate curiosi, leggete le etichette, provate piccoli produttori locali se ne avete la possibilità. Iniziate con una bottiglia piccola, ma di buona qualità. E, soprattutto, non fidatevi ciecamente della dicitura “olio extravergine” sullo scaffale, perché non è sempre sinonimo di qualità.
Avete mai scoperto di aver usato del “falso olio extravergine”? Come avete risolto il problema? Raccontatemelo nella sezione commenti: a volte si impara di più dagli errori che da mille recensioni.
FAQ
Come posso sapere se l’olio extravergine è davvero buono?
Controlla l’etichetta: deve indicare “spremuta a freddo”, l’origine delle olive (preferibilmente italiane) e, se possibile, la data di raccolta. Deve avere un profumo fruttato e fresco e un sapore con note amare e piccanti.
Posso fidarmi dell’olio del supermercato?
Non tutti, ma alcuni sì. Anche nelle grandi catene si trovano prodotti di qualità. L’importante è evitare le offerte troppo economiche e scegliere marche note per la loro serietà, preferibilmente con certificazione DOP o IGP.
È vero che l’olio d’oliva troppo economico è malsano?
Non è necessariamente “malsano”, ma spesso non offre gli stessi benefici del vero olio extravergine: pochi polifenoli, ossidazione o scarsa qualità. È meglio scegliere oli certificati e tracciabili.